Master in Politiche della cittadinanza e welfare locale - Anno 2005-2006 - Dott.a Monica Ruffa  - Relatore: Chiar.mo Prof. Giovanni Moro

 

Introduzione

Negli ultimi tempi abbiamo assistito gradualmente ad una perdita del monopolio dell’esercizio di funzioni di governo degli stati nazionali e delle pubbliche amministrazioni. Questa perdita di potere è avvenuta principalmente in tre direzioni:

- in basso (dal governo nazionale centrale alle amministrazioni regionali e locali) ;
- in alto (dal governo nazionale centrale verso le istituzioni transnazionali e globali) ;
- all’esterno (dal governo nazionale centrale verso organizzazioni e network privati o enti non profit e civici).

Anche il termine “governo” (government) viene sostituito sempre più spesso dal nuovo sostantivo governance che individua un “modo di produrre scelte collettive e beni pubblici (…) - che - miscela e fa cooperare attori di natura diversa e si affida alla crescita e alla loro capacità di autoregolazione” (Donolo, 2004, 220). Il cambiamento avvenuto nel sistema istituzionale, quindi, non sembra essere di grado, bensì di natura. Non si registra, infatti, solo la composizione di un diverso mix fra soggetti dell’arena istituzionale, bensì ad un cambiamento dei ruoli e dei rapporti fra di essi:

- gli attori pubblici hanno assunto nel tempo sempre meno un ruolo di gestori e sempre più quello di facilitatori, animatori di network, catalizzatori;
- gli attori privati sono divenuti socialmente responsabili e impegnati nelle politiche pubbliche;
- gli attori sociali hanno iniziato ad esercitare poteri e responsabilità e non solo consenso o denuncia.

In Italia la legge 328/2000, la “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”, rappresenta l’esito principale dei mutamenti avvenuti negli ultimi tempi: promuove il coinvolgimento di organizzazioni civiche4 , comunità locali, reti informali, famiglie e forze sociali nella gestione, nell’offerta dei servizi, ma anche nella progettazione degli stessi (v. Capo I); delinea il ruolo dello Stato, delle Regioni, delle Province e dei Comuni alla luce di un nuovo assetto politico-istituzionale (v. Capo II); sollecita azioni di sostegno in particolari aree di intervento (v. Capo III); determina gli strumenti atti a favorire il riordino del sistema integrato di interventi e servizi sociali (v. Capo IV); definisce interventi, servizi ed emolumenti appartenenti al sistema integrato regolato dalla stessa legge (v. Capo V).

Anche dall’Europa arrivano sollecitazioni rispetto alla collaborazione fra soggetti pubblici, imprese e organismi appartenenti all’ampia categoria delle organizzazioni civiche per la gestione di servizi e/o interventi. La promozione di progetti di sviluppo locale, finanziata attraverso fondi comunitari, ad esempio, ha, come metodologia di base, quella di favorire la creazione di partnership che comprendano attori di diversa natura: pubblica, privata e di terzo settore (Donolo, 2004). A tal fine nei bandi di gara compare come obbligatoria per l’assegnazione di fondi la presenza di un mix-organizzativo fra i soggetti attuatori. 

“E' implicito nella scelta di favorire i mix organizzativi l'obiettivo di stimolare processi di confronto e di condivisione, di scambio di idee e di sinergie di risorse che, una volta entrati nelle pratiche quotidiane degli attori, si consolidano in competenze professionali e in capacità relazionali attivabili genericamente, cioè a prescindere dagli specifici obiettivi che di volta in volta vengono perseguiti. Sono cioè stili di governance e di implementazione di programmi complessi.” (Donolo, 2004, 142).

Lo scenario del welfare locale, quindi, è divenuto molto complesso: nuovi soggetti sono entrati a far parte del sistema istituzionale, nuovi termini (come governance, sussidiarietà, partnership) si sono imposti nel linguaggio comune, nuove prassi operative caratterizzano l’agire quotidiano.
Durante il modulo gestito dal prof. Moro dal titolo “Governance, partnership e politiche della cittadinanza”, inserito all’interno del Master in “Politiche della cittadinanza e welfare locale”, abbiamo messo in luce alcuni nodi problematici dei cambiamenti avvenuti. In particolare, la realtà del welfare locale è sembrata mutare più velocemente di quanto concettualmente si sia riusciti ad interpretare e a prevedere.
Abbiamo, quindi, scelto di focalizzare la nostra analisi su uno dei protagonisti di questa realtà, che abbiamo definito come “complessa”: le partnership. A seguito di una prima ricognizione generale sullo “stato dell’arte” della riflessione scientifica rispetto alle caratteristiche di questo soggetto istituzionale, abbiamo messo in luce i seguenti ordini di problemi:

a) l’assenza di un accordo sul significato del termine “partnership”;
b) l’assenza di uno schema analitico generale che permetta di studiare le partnership a fronte del prolificare di strumenti finalizzati allo studio dei progetti che le stesse intendono sviluppare;
c) l’assenza di strumenti operativi in grado di raccogliere informazioni rilevanti sulle partnership.

Il lavoro che segue è stato costruito a partire dalla volontà di fornire alcune risposte ai problemi evidenziati. Utilizziamo non a caso il termine “costruito” in quanto rende, a nostro avviso, l’idea di come il prodotto finale sia stato il frutto di un lavoro artigianale, iniziato in aula con la messa in discussione di strumenti esistenti per analizzare le partnership, proseguito con la modifica ed il perfezionamento degli stessi e terminato con l’utilizzo degli apprendimenti acquisiti per produrre un questionario che verrà impiegato per raccogliere informazioni sulle partnership fra organizzazioni civiche e imprese a livello europeo.


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